Teatro… a sorpresa

Era una serata piovosa e che certo non metteva di buon umore. Appuntamento con il collega Francesco e via, si parte. Scambiamo quattro chiacchiere e subito il parabrezza si appanna, la spazzola del tergicristallo fa i capricci, insomma, meglio distrarsi e pensare ad altro, meglio concentrarsi su quello che andremo a fare e su chi andremo ad incontrare. Ed è qui che la serata comincia a prendere un’altra piega. Tutti i giorni incontriamo giovani, dai bimbi delle elementari ai ragazzi delle superiori, tutti i giorni entriamo a “casa loro”, in quello spazio dove giorno per giorno le esperienze si accumulano, le informazioni si sommano, le emozioni si evolvono, dove, senza accorgersene, le vite si formano. E’ un luogo che tutti conosciamo, che tutti abbiamo attraversato e a cui tutti siamo legati da ricordi a volte piacevoli altre volte meno. Irrompiamo ogni giorno, l’ho detto, e nettamente percepiamo di oltrepassare un confine immaginario quando varchiamo la soglia di una classe. Sì, perché oltre al luogo fisico, la classe è un’entità, un nucleo che a volte protegge, a volte fa sentire il suo peso, ma c’è ed è pur sempre un mantello che contiene. Ma stasera dove andiamo? Io e Francesco chi ci troveremo davanti? Sono ragazzi, alcuni appena maggiorenni altri lo saranno a breve. Non sono una scolaresca, si conoscono di vista, alcuni si frequentano, ma non assiduamente (e si percepisce subito) e ci vediamo nella sala di un oratorio. Bene! Parlando con i volontari che hanno organizzato l’incontro scopriamo che i ragazzi non hanno idea di cosa faranno e con chi, vogliono che sia una sorpresa! Benissimo! Un rapido consulto con Francesco ci vede pronti ed entusiasti di questa nuova prova. Pianifichiamo il da farsi e partiamo. E’ inutile nasconderlo, la temperatura non era il massimo del confort, eravamo tutti infreddoliti e ci è voluto un pò per scaldarsi. Ma, fra camminate liberatorie, ipnosi colombiane, specchi, sculture e varie ce l’abbiamo fatta. Quei volti inizialmente increduli e vagamente smarriti, man mano che l’attività prendeva piede, cambiavano, sotto i nostri occhi abbiamo visto lentamente fondersi le singole individualità, le singole titubanze in un flusso uniforme, in un movimento organico. Con la giusta fatica andava sempre più delineandosi davanti ai nostri occhi un gruppo. La magia (a loro non ancora rivelata) del Teatro Immagine stava lavorando e ci stava restituendo le solite piacevoli sorprese. L’età dei ragazzi è molto delicata, sono adulti ma non troppo, spregiudicati ma con delle riserve, hanno voglia di conoscere ma paura di scoprirsi, insomma, un bel ventaglio di emozioni verso cui avere il massimo rispetto e il giusto grado di confidenza. Che privilegio avere per le mani tanto tesoro!

Hanno partecipato, si sono lasciati andare e, alla fine, come sempre facciamo, abbiamo chiesto le impressioni su quanto hanno appena vissuto. Era chiaro per loro che, soprattutto nella seconda parte dell’attività, avevano messo in gioco qualcosa di personale, di profondo. Qualcuno ha detto di “aver capito molte cose” mentre interagiva con i compagni d’avventura, altri hanno percepito benessere nel collaborare, nel mettersi a disposizione. Tutto questo prima ancora che sapessero chi fossimo e perché eravamo lì. Quando ci siamo presentati per quello che eravamo, operatori Avis del Progetto Scuola, non hanno avuto reazioni scomposte, erano sì meravigliati ma non frastornati. Il nesso gli è apparso subito piuttosto chiaro e naturale. Parlare della finalità del nostro intervento è stato, quello sì, bellissimo. Essere fuori dall’ambiente scolastico, con ragazze e ragazzi affacciati alla vita “da grandi” è davvero una forte emozione. Condividere lo spirito con cui si può partecipare alla vita sociale, l’opportunità che si ha di cambiare la propria vita e quella altrui, l’insegnamento che il Teatro Immagine ci dà, scegliendo di abbandonare il linguaggio verbale, la parola, in favore della condivisione emotiva, dell’empatia, dell’agire, è stato un vero tuffo in un mare tiepido e accogliente.

Non so se esista una via migliore per toccare l’anima dei ragazzi e lasciarsi toccare da quest’onda di ritorno, ma certamente è valsa la pena attraversare le strade venete lucide di pioggia (e non così belle e poetiche) in una sera di marzo con poca voglia di primavera per vivere una bella esperienza di Teatro Immagine a sorpresa.

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